Francesco I
Francesco I

Per non dimenticare. Comunicato del Presidente del Consiglio dei Ministri

@Diodoro
Non dimentichiamo che fu proprio Moro ad aprire le porte ai comunisti con il cosiddetto "compromesso storico".
Chissà quali saranno stati i pensieri di Aldo Moro, e non durante i drammatici giorni della reclusione nella “prigione del popolo” di via Montalcini 8 a Roma, ma semmai in un’altra occasione, quasi vent’anni prima, certo a seguito di un fatto per lui meno tragico rispetto ai …Altro
@Diodoro
Non dimentichiamo che fu proprio Moro ad aprire le porte ai comunisti con il cosiddetto "compromesso storico".

Chissà quali saranno stati i pensieri di Aldo Moro, e non durante i drammatici giorni della reclusione nella “prigione del popolo” di via Montalcini 8 a Roma, ma semmai in un’altra occasione, quasi vent’anni prima, certo a seguito di un fatto per lui meno tragico rispetto ai quei giorni del maggio 1978, seppure di indubbia importanza simbolica e da non trascurare per capirne biografia e contributo politico. Chissà allora che cosa avrà pensato Aldo Moro quel giorno del 9 gennaio 1959, allorquando, da ministro della Pubblica Istruzione in carica ormai da quasi due anni, presenziò ai funerali di Giuseppe Bottai, combattente ardito della prima guerra mondiale, fascista intelligente, critico ed intransigente, corporativista ispiratore della Carta del Lavoro, ministro dell’Educazione Nazionale, primo protettore dei beni culturali dell’Italia, animatore della rivista Il Primato, oppositore dichiarato di Mussolini il 25 luglio del 1943, volontario nella Legione Straniera francese gli ultimi tempi della guerra mondiale. La stampa nazionale annotò frettolosamente quella presenza e si disse che Aldo Moro avesse omaggiato, con la sua presenza, la cerimonia funebre di Bottai, solo perché suo padre aveva conosciuto il defunto e ne era stato collaboratore ministeriale.
Invero la questione convince fino ad un certo punto. Certo Aldo Moro aveva uno spiccato senso della fede e della partecipazione alle liturgie cattoliche (andava tutti i giorni a messa). Certo è che il padre di Moro e Bottai si fossero conosciuti, poiché il padre del politico pugliese era stato un ispettore scolastico ed aveva collaborato con il ministro fascista ai tempi in cui quest’ultimo aveva retto il dicastero dell’istruzione. Vi è però un qualcosa di più che potrebbe spiegare la presenza di Aldo Moro ai funerali di Bottai: e non solo il fatto che il defunto aveva recitato un ruolo di primaria importanza nel mondo dell’Educazione Nazionale, essendo stato ministro in tale ambito dal 1936 al 1943, ovvero proprio gli anni in cui il giovane Aldo Moro si affermava come astro nascente del diritto nell’Università di Bari, e ciò grazie alle sue indubbie capacità di studio e teoriche, grazie altresì ad un buon rapporto con il rettore dell’Università di Bari (Biagio Petrocelli, fascista moderato in seguito giudice della Corte Costituzionale dal 1956 al 1968) e infine, ma non ultimo, grazie alla partecipazione a manifestazioni di cultura fascista quali furono i Littoriali.
Oltre a ciò, vi è anche un altro fatto da osservare e di cui tenere conto: prima di morire Giuseppe Bottai, giudicato nel mondo missino e neofascista come traditore, esistenzialmente “avvilito” e per nulla speranzoso riguardo al ritorno politico del fascismo (fatto che avrebbe sempre categoricamente escluso come storicamente impossibile), opera durante gli anni Cinquanta come giornalista ed intellettuale a supporto del “centrismo” democristiano ed arriva ad esporre, dalle colonne del giornale da lui diretto ABC (rivista di critica politica), che l’unica cosa ereditabile dal Fascismo poteva essere quell’idea corporativa che pure non gli avevano lasciato realizzare venti anni prima e che, qui un po’ il nocciolo della questione, in quegli anni… solo un connubio politico fra Dc e Pci avrebbe potuto forse nuovamente realizzare, ossia che tale connubio avrebbe rappresentato l’unica possibilità politica per riaprire in qualche modo la strada per un programma economico e sociale di stampo corporativistico. A questo punto, con un pizzico di sana immaginazione, ben può delinearsi lo scenario che condurrà una dozzina di anni dopo a quell’idea e a quel progetto politico del “compromesso storico”, di cui proprio Aldo Moro fu principale propugnatore ed artefice, e per il quale lo stesso politico democristiano vi avrebbe lasciato tragicamente la vita, stretto fra l’offensiva del partito comunista armato, che non si rassegnava all’idea della messa in soffitta dei propositi rivoluzionari, e dall’anticomunismo di facciata del “partito della fermezza”, che preferì la strada della “solidarietà nazionale”, vale a dire l’incasso sottobanco dei voti del Pci, non con un progetto politico, ma in qualche passaggio parlamentare secondo la teoria del cosiddetto “arco costituzionale”.
Ma torniamo ad Aldo Moro, alla sua biografia giovanile quindi. Perché molto, anzi troppo, si è scritto, si è narrato, si è detto in questi mesi, a quarant’anni da “via Fani” e dalla sua uccisione, tanto da spingere la discussione nella nebbiosa palude della dietrologia e nel complottismo, naturalmente tutti ex post, con i soliti quesiti: chi c’era davvero dietro le Brigate Rosse? Chi era e per chi agiva Mario Moretti? Perché lasciarono morire Aldo Moro? Ed ancora la seduta spiritica che evocò il nome di “Gradoli”, presenti Romano Prodi (e Mario Baldassarri) e la storia del lago della Duchessa, ed il covo mai trovato ecc. Ci piace invece qui ricordare, proprio partendo da quella partecipazione al funerale di Bottai, un passato, quello giovanile, di Aldo Moro e cogliere se Bottai, o meglio il fascismo, abbiano lasciato una qualche impronta nella formazione culturale del politico pugliese, il quale, si badi, fu il principale protagonista della politica italiana negli anni che vanno dal 1955 al 1978. Pochi o nessuno hanno fatto cenno a quel passato giovanile e, a scanso di equivoci, commetteremmo un errore ad evidenziare quel passato secondo il modello ed i fini con cui il passato “fascista” di tantissimi antifascisti ed italiani veniva periodicamente rispolverato fino agli inizi degli anni Settanta. Vi fu, ai tempi dei primi tentativi morotei di creare il “centrosinistra” un’accesa campagna condotta dall’allora Msi, campagna diretta a qualificare Moro come ex fascista, al quale la Dc rispose con una falsa negazione dei rapporti fra il politico e il fascismo o con la solita giustificazione della “paura” o della coazione.

Ma qui non si tratta di imputare polemicamente e sarcasticamente un passato fascista ad Aldo Moro, denunciandolo come “vollta-gabbana”. Qui il discorso va diversamente orientato: occorre far capire se quel passato fascista ha formato Aldo Moro, ne ha rappresentato comunque un dato insopprimibile e determinante della sua originaria matrice politica e di pensiero.

Aldo Moro, classe 1916, viene inserito nella storia della politica nazionale, ovviamente, con la sua partecipazione all’Assemblea Costituente del 1946. Prima, è considerato solo al più un rifondatore, tra il tardo 1943 ed il 1945, di un partito cattolico che si sarebbe poi chiamato Democrazia Cristiana. Ai tempi del fascismo era giovane, si sa. Non giovanissimo, tuttavia, non certo adolescente, come tale era ed è tuttora un uomo ben sopra i vent’anni. Certamente Aldo Moro fu sempre cattolico fervente fin dalla sua gioventù al liceo classico “Archita” di Taranto

. Ma è altrettanto certo che egli ebbe a che fare, e non poco, non alla leggera, con l’Università fascista, dove studiò con brillantissimi risultati e dove poté affermarsi sia come leader degli universitari cattolici italiani, sia come assistente e giovane professore di filosofia del diritto, di diritto e procedura penale, di storia delle dottrine politiche e di politica coloniale. Tutti corsi per i quali l’insegnamento accademico, in particolare in un regime descritto in seguito come illiberale, autoritario quando non totalitario, non poteva certo non essere pervaso da influenze del potere pubblico e politico, cioè del fascismo stesso. Aldo Moro entra all’Università di Bari come studente nel 1934, e nello stesso anno entra nella Federazione Universitaria dei Cattolici Italiani (Fuci) di cui diventa referente barese nel 1937 e presidente nazionale nel 1939 (gli sarebbe succeduto nel 1941 Giulio Andreotti). Bari è una città molto importante per la politica fascista, che la individua come fulcro economico e culturale per la geopolitica adriatica, balcanica o volta verso il Mediterraneo orientale. Araldo di Crollalanza, che ne è stato podestà, diventa ministro dei Lavori pubblici dal 1930 al 1935 (sua sorella è esponente di spicco dell’Azione Cattolica, referente vescovile delle donne cattoliche), ridisegna l’impianto urbanistico della città, risanandola e modernizzandola.

Nel 1925 era stata inaugurata l’Università dell’Adriatico, di seguito intitolata a Mussolini, il quale nel 1930 avrebbe istituito la “Fiera del Levante” (in occasione dell’inaugurazione del 1934 il Duce avrebbe pronunciato un discorso fortemente antihitleriano e contrario alla politica della razza).

Ma Aldo Moro non si limita a studiare ed a organizzare gli studenti cattolici. Egli partecipa volontariamente, essendo fra i migliori studenti dell’Università, alle massime manifestazioni culturali del mondo studentesco di allora, ovvero i famosi
Littoriali dello sport, della cultura, dell’arte e del lavoro”,
gestiti perifericamente dalle federazioni provinciali del Partito Nazionale Fascista (Pnf), tramite i nuclei universitari dei Giovani Universitari Fascisti (Guf), al centro dalla segreteria del Pnf di concerto peraltro con la “Scuola di Mistica Fascista”.

I Littoriali si svilupparono sia attraverso convegni, con relazioni e dibattiti tematici su svariati temi, sia in concorsi, mediante competizioni sulla base di studi o relazioni scritte.
Avvenivano preselezioni nelle varie università, poi tutto confluiva in una fase finale.
Al termine il premio era rappresentato da un’ambita e fulgida “M” rossa, oltre le citazioni e gli onori per il “littore” (studente assurto nominalmente al rango dell’antico ed inflessibile esecutore degli ordini del console nella Roma repubblicana, portando materialmente il fascio con le verghe, armato in circostanze particolari con la scure). Aldo Moro già nel 1935 partecipa ad una preselezione.

Ma è nel 1937, ai Littoriali la cui fase finale si tiene a Napoli, in cui l’opera di Moro inizia a farsi segnalare, poiché partecipa, prescelto dall’Università di Bari, al concorso che ha un titolo inequivocabile:

Dottrina del Fascismo. Il suo elaborato, oggi fatto scomparire, reca un titolo altrettanto inequivocabile: La possibilità di sviluppo offerta dalla società fascista alla personalità individuale nella organizzazione collettiva.

Peraltro tale titolo evidenzia un concetto cardine del pensiero politico di Aldo Moro e che lo avrebbe accompagnato tutta la vita: come integrare la libertà individuale, o meglio la moralità (cristiana) dell’individuo nel necessario momento collettivo imposto dallo Stato, nel suo agire e nelle sue necessità storiche. E il fascismo, a quanto pare, si presenta a Moro come il miglior sistema politico atto a garantire tale integrazione politica, civile e morale, ovvero “cristiana”. Ma un anno dopo il contributo dell’universitario (ormai prossimo alla laurea con tutti 30) Aldo Moro non viene nuovamente a mancare, e ciò in occasione dei Littoriali di Palermo. Questa volta partecipa al convegno su “Principi e valori universali del Fascismo” con una discussione. Di tali partecipazioni resta comunque traccia in alcuni articoli comparsi sul giornale della Fuci, “Azione Fucina”.
Laureatosi nel novembre del 1938 con una tesi in diritto penale (La capacità giuridica penale), Aldo Moro, come quasi tutta la Fuci, non è contrario alla guerra civile spagnola e soprattutto all’esito di questa: e non è contrario neppure alla guerra che scoppia il 10 giugno 1940, pur assertore nei mesi precedenti della “non belligeranza” con la convinta speranza che l’Italia possa contribuire, come nazione cattolica, alla nuova pace europea e alla ristrutturazione politica del continente unitamente ad altre nazioni cattoliche, quali la Spagna di Franco, il Portogallo di Salazar, la Slovacchia di Tiso. Una ristrutturazione politica che, senza la Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler, non era neppure pensabile.

E quando scoppia la guerra, non è assolutamente contrario alla stessa, risultando invece propugnatore di un forte lealismo all’impresa bellica che si augura, sinceramente e con fede, vittoriosa: diversamente non si spiegherebbero altri suoi contributi giornalistici e redazionali; diversamente non si spiegherebbero l’uso da parte dell’organo di stampa fucino (egli è divenuto Presidente nazionale della Fuci) di parole, spesso anche in suoi articoli, quali “ora decisiva per l’Italia” (termine analogo a quella usata da Mussolini nel celebre discorso annunciante la guerra a Francia ed Inghilterra); “vittoria fascista” e “fare il proprio dovere” o “il dovere dell’ora”. Nel luglio 1941, divenuto professore di filosofia del diritto, è chiamato alle armi nel 48° reggimento di Fanteria; risulta sergente presso il Tribunale militare di Bari, occupandosi di alcune istruttorie giudiziarie a carico di imputati militari.

Diventerà poi, in forza di una legge che conferisce i gradi di ufficiali ai professori universitari arruolati, capitano dell’Aeronautica Militare.

Scrive espressamente su Azione Fucina: «Possiamo dire che servire la Patria in armi è un grande momento di vita».

Agli inizi del novembre 1942, mentre tuonano i cannoni ad El Alamein, assume l’incarico, sempre sotto le armi, di professore di storia delle dottrine politiche. È lecito presumere che il fascismo non potesse certo tollerare il conferimento di un tale incarico ad un giovane professore suo oppositore, in particolare in un momento in cui tanti coetanei di quel professore stanno morendo in divisa, chi in Russia, chi nei Balcani, chi in Africa Settentrionale, chi nel Mediterraneo o nei campi di prigionia.
Ed è in questa fase che Aldo Moro lascia anche l’eredità culturale del suo pensiero di allora (ma anche di dopo) in un’opera dal titolo emblematico: Lo Stato: corso di lezioni di filosofia del diritto tenute presso l’Università di Bari nell’anno accademico 1942-43. Sono i suoi appunti, ben redatti, per le lezioni che ha tenuto per l’anno 1942-1943 agli studenti di Bari: da questi emerge una concezione dello Stato politica e giuridica, chiaramente etica; si parla di elementi costitutivi dello stesso, nella sua concreta “storicità”, quali la lingua, il popolo, la nazione e, più volte espressamente, la razza. C’è anche qui da chiedersi come durante il fascismo potesse condursi in università un corso sulla concezione dello Stato non in linea con la concezione politica fascista dello stesso, in particolare in periodo di guerra. Tanto che gli appunti, ricompresi in un testo alla fine del corso, saranno pubblicati… in piena Repubblica Sociale Italiana dalla Cedam, a Padova, nel dicembre 1943. Tuttora tale testo è disponibile in alcune biblioteche universitarie italiane, qui e là, a Padova, Ferrara e Bologna; sarebbe stato tuttavia sostituito da un testo “emendato”, ovvero politicamente corretto, e più volte ripubblicato anche in tempi recenti, il quale fa tuttavia riferimento al corso del 1943-1944, tenutosi sempre a Bari a fascismo ormai caduto.
Andrea Benzi
Francesco I

Ci salveranno le suore? Di Domenico Savino

L'uomo non si salva da solo! Cristo ha salvato l'uomo, e se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede!
Francesco I

ELENCO NOMI PRELATI ADORATORI DI PACHAMAMA

@Michele Sasi
Intanto è presente il lider maximo, colui il quale è il primus (inter pares) fra i vescovi: Sua "Santità" Francesco, egli evidentemente ignora l'articolo uno del Decalogo "Non avrai altro Dio al di fuori di me". Questo taglia la testa al toro. Questa non è più la Santa Romana Chiesa fondata da Gesù di Nazaret, detto il Cristo!
Francesco I

L'apostolo del clima Francesco: Gli Stati devono coercire i cittadini

Visto che nella Città del Vaticano Bergoglio è Dominus, Rex et Imperator, perchè non si si stacca dalla connessione della rete elettrica? Invece preferisce usare un suo manutengolo per rubare la corrente dell'ACEA:
Il Cardinale elettricista.
Francesco I

Scuola e disabilità, da Suor Monia Alfieri la pietra tombale sulle polemiche: avanti tutta, dal …

Curriculum vitae di suor Monia:
Anna Monia Alfieri è nata a Nardò, in provincia di Lecce, classe 1975.
Da giovane sogna di fare il magistrato e di andare in Sicilia per proseguire l’opera di Falcone e Borsellino.
Fortemente colpita dall’uccisione di Renata Fonte, maestra ed assessore del comune di Nardò, decide di inserire nella propria “missione” la scuola e l’importanza dell’educazione. Prende …Altro
Curriculum vitae di suor Monia:
Anna Monia Alfieri è nata a Nardò, in provincia di Lecce, classe 1975.
Da giovane sogna di fare il magistrato e di andare in Sicilia per proseguire l’opera di Falcone e Borsellino.
Fortemente colpita dall’uccisione di Renata Fonte, maestra ed assessore del comune di Nardò, decide di inserire nella propria “missione” la scuola e l’importanza dell’educazione. Prende i voti perpetui nel 2001 nella congregazione delle suore di Santa Marcellina. Col tempo ha raccolto il peso di ruoli di responsabilità nell’educazione cattolica italiana.Vive a Milano, dove si è laureata in Giurisprudenza all’Università Cattolica e successivamente in Economia. Ha conseguito anche il Diploma Superiore di Scienze Religiose e, ad oggi, è legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline. Il suo nome si è fatto conoscere grazie alle battaglie per il diritto all’istruzione. La città di Milano Le ha conferito l’Ambrogino d’Oro nel 2020. Suor Anna Monia Alfieri è una istitutrice e religiosa italiana. È legale rappresentante delle scuole Marcelline italiane e membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI. Suor Anna Monia Alfieri è una delle personalità più importanti che si battono per il diritto all’istruzione: “Sogno una scuola che dia ai ragazzi il coraggio della conoscenza“. Competenza e conoscenza che a suor Monia hanno permesso un giudizio sulla realtà libero ed autorevole. Le viene riconosciuta dall’opinione pubblica e dalla stessa classe politica una indiscussa capacità di parlare oltre ogni schieramento politico: da anni, infatti, collabora con ministri (in particolare al Miur) di svariate provenienze politiche: conseguentemente, a Novembre 2020 ha sostenuto la scelta di un Governo di unità Nazionale come unica possibilità per l’Italia di uscire dalla crisi post covid. E i fatti sembrano darle ragione. Suor Anna Monia ha alle spalle una lotta, ormai decennale, in favore della libertà di scelta educativa dei genitori (art. 30 cost), del diritto di apprendere degli studenti, della libertà di insegnamento (art. 30 cost) superando ogni discriminazione economica (art. 3). La garanzia di questi diritti passa dalle scuole paritarie, che lei considera essere rivolta verso la libertà educativa e per la scuola nel suo senso più generale. Leggiamo fra i suoi numerosi interventi “Una scuola più equa, di qualità aperta a tutti passa dal pluralismo educativo: scuole statali autonome, scuole paritarie libere”. Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, è tra le voci più accreditate sui problemi dell’organizzazione dei sistemi formativi, collabora con la Divisione Enti non Profit di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università del Sacro Cuore di Milano, per l’organizzazione dei corsi di Alta Formazione (in management e alta dirigenza scolastica) per gli Istituti Religiosi e per la docenza negli stessi. Dal 2012 al 2018 è stata Presidente regionale della Federazione Istituti di Attività Educativa (FIDAE), che consocia tutte le scuole cattoliche della Lombardia. Dal 2016 fa parte della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI
Francesco I

Inspiegabile: Il cardinale è improvvisamente più giovane di due anni

Nei paesi africani spesso l'anagrafe è piuttosto approssimativa.
Un caso analogo si verificò nella Russia comunista: Un tempo i registri anagrafici erano tenuti esclusivamente dalle parrocchie e faceva fede l'atto di battesimo. Con l'avvento del comunismo quasi tutti questi archivi furono distrutti, quando fu costituita l'anagrafe statale agli uomini conveniva denunciare un'età ben superiore alla …Altro
Nei paesi africani spesso l'anagrafe è piuttosto approssimativa.
Un caso analogo si verificò nella Russia comunista: Un tempo i registri anagrafici erano tenuti esclusivamente dalle parrocchie e faceva fede l'atto di battesimo. Con l'avvento del comunismo quasi tutti questi archivi furono distrutti, quando fu costituita l'anagrafe statale agli uomini conveniva denunciare un'età ben superiore alla reale per evitare di essere soggetti alle leva militare, per cui si ebbero poi notizie della straordinaria longevità degli uomini russi, non accompagnati da analoga longevità femminile.

Un caso africano, ma per alcuni versi opposto si verificò in Somalia. Qui l'amministrazione italiana aveva costituito un'anagrafe efficiente, che poi venne manipolata con l'indipendenza: Il "Ministero della morale" non consentiva alle donne non sposate e di età inferiore a 60 anni di ottenere un passaporto (se non per alcuni paesi di indubbia fede islamica) per evitare che queste potessero prostituirsi con gli infedeli. Tuttavia ad ogni regola vi è un'eccezione; pagando un congruo bacsis (mancia) al funzionario incaricato. sul documento veniva indicata una data di nascita ben anteriore. Così era piuttosto frequente che donne ufficialmente sessantenni od oltre possano partorire.
Miracoli dell'anagrafe!
Francesco I

L'Arcivescovo di Baltimora vieta la Santa Messa

@silvioabcd Lei non tiene conto che la "pienezza del sacerdozio" si ottiene esclusivamente con l'ordinazione episcopale, Questo significa che un semplice presbitero può essere ridotto allo stato laicale. Non è così per un vescovo egli è veramente un "sacerdos in aeternum". Il semplice presbitero celebra la santa messa in unione al suo vescovo. Non a caso i riti della Chiesa d'Oriente sono validi …Altro
@silvioabcd Lei non tiene conto che la "pienezza del sacerdozio" si ottiene esclusivamente con l'ordinazione episcopale, Questo significa che un semplice presbitero può essere ridotto allo stato laicale. Non è così per un vescovo egli è veramente un "sacerdos in aeternum". Il semplice presbitero celebra la santa messa in unione al suo vescovo. Non a caso i riti della Chiesa d'Oriente sono validi ed efficaci, mentre non lo sono quelli dei protestanti (Martin Lutero non era un vescovo): caso più complesso quello della Chiesa d'Inghilterra. Alcuni presbiteri infatti si fecero consacrare da vescovi ortodossi, ma non tutti, per cui per ogni singolo caso andrebbe ricostruita la genealogia episcopale .
Vedi:
Lettere Apostoliche | LEONE XIII
Leone XIII Lettere Apostoliche. Lettere ... Apostolicae curae (13 settembre 1896).
Francesco I

L'Arcivescovo di Baltimora vieta la Santa Messa

Caro padrepasquale,
Secondo Lei questa indegna messa-in-scena :
Aberrazioni "novus ordo missae" n. 15 Sabba delle …
può essere paragonato al Santo Sacrificio della Santa Messa di Sempre ?
Francesco I

PERCHE' C'E' IL MALE NELL'UNIVERSO, LA STORIA DI LUCIFERO

Chiariamo una cosa FONDAMENTALE:
Il libro di Enoc (l'unico in cui si parla degli "Angeli ribelli") NON è mai stato considerato UN LIBRO CANONICO nè dai Cattolici né dagli Ortodossi.
Esso descrive la discesa dal cielo in Palestina di 200 angeli comandati da Semeyaza.
Essi, pur facendo parte delle schiere angeliche, scelgono delle donne e si accoppiano con loro generando giganti violenti ma dalla …Altro
Chiariamo una cosa FONDAMENTALE:
Il libro di Enoc (l'unico in cui si parla degli "Angeli ribelli") NON è mai stato considerato UN LIBRO CANONICO nè dai Cattolici né dagli Ortodossi.

Esso descrive la discesa dal cielo in Palestina di 200 angeli comandati da Semeyaza.

Essi, pur facendo parte delle schiere angeliche, scelgono delle donne e si accoppiano con loro generando giganti violenti ma dalla scarsa intelligenza, i Nephilim della Genesi. Questi Angeli ribelli forniscono agli uomini alcuni insegnamenti come la scrittura, la fusione dei metalli, la lavorazione delle radici e delle erbe per farne dei farmaci. Ma anche a costruire armi, i segreti dell’astronomia, della biologia, ecc. Infuriato dal fatto che gli esseri umani potessero conoscere troppe cose ed a causa della crudeltà dei giganti, Dio decide di punire uomini ed Angeli scatenando il Diluvio. Egli invia Uriel a Noè per annunciargli la punizione divina, ordina a Raphael di legare Azazel, uno dei capi della rivolta, e a Michele di legare Semeyaza e gli altri angeli e di imprigionarli sotto terra. Dopo essere stato portato in Cielo da due angeli, Enoch viene istruito su alcuni segreti celesti e inviato di nuovo sulla terra per annunciare agli Angeli ribelli, detti Vigilanti, la loro punizione divina. Dopo di che, Enoch fa ritorno tra i suoi cari per salutarli ed avvisarli che verrà preso da Dio. Questa differente versione della Ribellione angelica è solo uno dei problemi che hanno portato la Chiesa e disconoscere il Libro di Enoch. […]
Francesco I

Omelia della terza domenica di Pasqua 2024: Gesù risorto cancella i peccati degli uomini. Convertitevi …

Difatti il paradigma del verbo latino Ferre (Portare) è :
Fero, Fers, Tuli, Latum, Ferre
che, appunto perché difettivo, al perfetto si appoggia al verbo Tollere (portare).
Francesco I

…SU LUTERO E LA RIVOLUZIONE PROTESTANTE…IL PROBLEMA DELL’ UOMO MODERNO E DELLA DECADENZA DELLA …

venerdì 14 ottobre 2016
Scandalo in Vaticano: Lutero varca il Vaticano in occasione dei 99 anni dal "miracolo del Sole" di Fatima ..... Siamo all'inizio dell'annus terribilis. E' l'abominio della desolazione
Ecco qui Bergoglio che benedice una (orribile) statua lignea di Lutero che è stata posta in Vaticano.
(Sancte Pie V et Sancte Pie X, orate pro nobis et propter Sanctam Romanam Ecclesiam …Altro
venerdì 14 ottobre 2016

Scandalo in Vaticano: Lutero varca il Vaticano in occasione dei 99 anni dal "miracolo del Sole" di Fatima ..... Siamo all'inizio dell'annus terribilis. E' l'abominio della desolazione

Ecco qui Bergoglio che benedice una (orribile) statua lignea di Lutero che è stata posta in Vaticano.
(Sancte Pie V et Sancte Pie X, orate pro nobis et propter Sanctam Romanam Ecclesiam derelictam et etiam pro convertione indigni papae Francisci !)
Francesco I

Con Bergoglio ciò che è Bene diventa male e ciò che è Male diventa bene

@padrepasquale
Sancte Pie V et sancte Pie X, orate pro nobis et propter conversionem indigni papae Francisci!
Francesco I

Di nuovo: Gänswein diventerà Nunzio?

Promoveatur ut amoveatur?
Francesco I

Abuso liturgico: Francesco era indignato (Video)

Io ti ho fatto vedere i video del tuo amico Bergoglio, tu non sei riuscito neppure a farmene vedere uno di sua Santità Benedetto XVI .
Eccone qui uno: Celebrazione della Passione del Signore 14 aprile 2006 Benedetto XVI
Francesco I

Abuso liturgico: Francesco era indignato (Video)

Non dimentichiamo, poi, che sua Santità Benedetto XVI, con il
Summorum Pontificum ripristinò la Messa di Sempre abolita dal massone Montini !